tratto e adattato da Panorama.it
di Rita Fenini

Curata da Miguel Falomir e da Enrico Maria dal Pozzolo, la mostra di Madrid è sicuramente la prima grande esposizione dedicata ai ritratti di Lorenzo Lotto, sicuramente fra le figure più affascinanti, raffinate e singolari del Cinquecento italiano.

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Quando

“Lorenzo Lotto. Ritratti” sarà visitabile sino al 30 settembre 2018nei seguenti giorni e orari

Dal Lunedì al sabato: 10:00 – 20:00

Domenica e festivi: 10:00 – 19:00

Dove

Ad ospitare la mostra le sale del Museo del Prado a Madrid, Spagna.

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Perchè è interessante

La mostra al Prado vuole celebrare soprattutto la capacità di Lotto come ritrattista e per questo si distingue da tutte le altre esposizioni fino ad oggi dedicate all’artista veneziano, dimenticato per molti secoli fino a quando lo storico dell’arte Bernard Berenson (1865-1959) lo ha riscoperto.

La mostra presenta trentotto dipinti, dieci disegni poco noti e una collezione di oggetti simili a quelli raffigurati nei ritratti: emerge la straordinaria capacità dell’artista di cogliere i tratti psicologici dei soggetti raffigurati e i significati occulti e simbolici che questi capolavori celano.

Tra le opere in mostra, segnaliamo sicuramente il “Ritratto dell’orefice”, che sperimenta sulla tela la tridimensionalità del punto di vista; l’enigmatico “Ritratto di gentildonna nelle vesti di Lucrezia”; il “Ritratto del vescovo Bernardo de’Rossi”; lo splendido ritratto matrimoniale raffigurante Marsilio Cassotti e sua moglie Faustina e il raffinato “Ragazzo con lucertola”.

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Lorenzo Lotto, cenni biografici

Nato a Venezia intorno al 1480, Lorenzo Lotto è uno tra i principali esponenti del Rinascimento veneziano del primo Cinquecento, sebbene la sua indole originale e anticonformista lo abbia portato presto a una sorta di emarginazione dal contesto lagunare, dominato da Tiziano.

Innamorato della pittura di Giovanni Bellini (1430-1516) e poi di Giorgione (1477-1510), Lotto opera in zone considerate periferiche rispetto ai grandi centri artistici, come Bergamo, le Marche e Treviso, dove vive fra il 1503 e il 1506.

Poco amato da Papa Giulio II durante il suo soggiorno a Roma (dal 1506 al 1510 circa), Lotto si reca prima a Recanati e poi a Bergamo, dove, nel 1513, gli viene affidata l’esecuzione di una grande pala per la chiesa di Santo Stefano.

Nei vent’anni successivi lavora nei piccoli centri dell’Italia – dove sono ancor oggi conservate le sue belle Pale d’Altare – e nel gennaio del 1540 ritorna a Venezia, dedicandosi all’esecuzione di una grande pala per San Giovanni e Paolo (“Elemosina di Sant’Antonino”) ultimata nel 1542.

Nell’ottobre dello stesso anno si trasferisce a Treviso, per poi tornare a Venezia nel 1545.

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Nonostante le sue capacità artistiche, Lotto sconta duramente la sua posizione autonoma e indipendente nel panorama artistico del tempo: il successo economico non gli è favorevole. Nel 1550, per denaro,è costretto ad allestire una vendita all’asta di quarantasei dipinti e, negli ultimi anni della sua vita, è costretto a vendere i suoi oggetti e poi a entrare come oblato nella comunità religiosa della Santa Casa di Loreto.

L’ultima notazione nel Libro di spese diverse risale al 1 settembre 1556. Muore probabilmente qualche mese dopo: in un documento del 9 luglio 1557 risulta già deceduto.

Dopo secoli di oblio, la sua figura viene riscoperta alla fine dell’Ottocento dal grande critico d’arte Bernard Berenson. Di lui Berenson scrisse: “Per capire bene il Cinquecento, conoscere Lotto è importante quanto conoscere Tiziano”.