Il primo film imperdibile del nuovo anno che racconta un evento cruciale nella storia dell’Inghilterra
di Valentina Ravizza
[articolo in parte adattato dall’originale su style.corriere.it]
Se vi siete emozionati con gli eroi di Dunkirk, è il momento di scoprire l’altro lato della storia. Anzi della Storia con la S maiuscola, perché L’ora più buia (titolo originale, Darkest hours) racconta il momento in cui la Gran Bretagna cambia il corso degli eventi decidendo di scendere in guerra contro la Germania di Adolf Hitler.
Il film è un dramma politico che ha come protagonista assoluto un irriconoscibile Gary Oldman nei panni del ruvido, scontroso ed arguto Winston Churchill. Il leader che nessuno voleva, nemmeno il suo stesso partito. L’uomo scelto solo per vederlo fallire e preparare così l’ascesa del conte di Halifax (Stephen Dillane), né tantomeno da re Giorgio VI (interpretato da Ben Mendelsohn). Churchill diventa l’uomo che ha saputo farsi amare dal popolo britannico: è molto divertente la scena in cui il Primo Ministro prende per la prima volta la metropolitana di Londra per incontrare la “gente”.
Il film inizia con le dimissioni di Neville Chamberlain (Ronald Pickup) che lascia la Gran Bretagna nel caos, impreparato a combattere l’esercito tedesco e con 300 mila soldati intrappolati nel nord della Francia. La scelta più saggia sembrerebbe cavarsela con meno danni possibili accettando la pace mediata da Mussolini. Ma «non si viene a patti con una tigre quando tiene la tua testa tra le sue fauci» risponde Churchill. E nonostante i dubbi, il peso delle vite di migliaia di soldati e di tutta la nazione che grava sulle sue spalle, la depressione che lo assale come un «cane nero» il Primo Ministro osa promettere la vittoria alla nazione. Come andrà a finire è Storia, eppure il regista Joe Wright riesce comunque a tenerci con il fiato sospeso. E da buon inglese non rinuncia, nemmeno nell’ora più buia, a un bicchiere di whisky e a una certa dose di humor.