Da settembre Venezia dedica a Jacopo Robusti, detto il Tintoretto, due mostre eccezionali per i suoi 500 anni.
Due le prestigiose sedi per celebrare l’artista più veneziano del Rinascimento maturo: Palazzo Ducale (che ospita “Tintoretto 1519-1594”) e le Gallerie dell’Accademia di Venezia (che ospita “Il giovane Tintoretto”).
Due straordinarie mostre che si fondono in un unico, grande progetto, per delineare a tutto tondo l’operato di uno degli artisti che occupa un posto d’onore tra i giganti della pittura europea del XVI secolo.
Quando e Dove
“Tintoretto 1519-1594” sarà visitabile dal 7 Settembre 2018 al 6 Gennaio 2019 a Palazzo Ducale – Appartamento del Doge nei seguenti giorni e orari
dal 07/09/18 al 31/10/18 dalle 8.30 alle 19.00
dal 01/11/18 al 06/01/19 dalle 8.30 alle 17.30
“Il giovane Tintoretto” apre al pubblico dal 7 Settembre 2018 al 6 Gennaio 2019 presso la Gallerie dell’Accademia di Venezia, a Campo della Carità, nei seguenti giorni e orari
Lunedì: dalle 8.15 alle 14.00, martedì – domenica: dalle 8.15 alle 19.15, chiusura 25 dicembre e 1 gennaio
Tintoretto 1519-1594, il percorso espositivo
Curato da Robert Echols e Frederick Ilchman, con la direzione scientifica di Gabriella Belli, nel percorso espositivo nell’Appartamento del Doge si potranno ammirare 50 dipinti e 20 disegni autografi di Tintoretto, prestati dai più grandi musei internazionali, unitamente ai famosi cicli realizzati per Palazzo Ducale tra il 1564 e il 1592, visibili nell’originaria collocazione.
Attraverso questa mostra, è possibile dunque riscoprire pienamente la pittura visionaria, audace e per nulla convenzionale di Jacopo Robusti che, figlio di un tintore, seppe sfidare la tradizione consolidata incarnata da Tiziano, sbalordendo e scegliendo di innovare: non solo con ardite soluzioni tecniche e stilistiche, ma anche con sperimentazioni iconografiche che segnarono un punto di svolta nella storia della pittura veneziana del Cinquecento.
Tintoretto usa il colore per accendere di luce il disegno, luce che evidenzia i personaggi staccandoli dal contesto reale e li proietta in uno spazio scenografico che precorre la sensibilità barocca.
Tra i grandi prestiti che arriveranno a Venezia per le celebrazioni tintorettiane, da segnalare “Susanna e i vecchioni”, celebre e fascinoso capolavoro del 1555-1556 (prestato dal Kunsthistorisches Museum di Vienna) e, dal Prado di Madrid, cinque opere straordinarie, comprese “Giuseppe e la moglie di Putifarre” (1555 circa), “Giuditta e Oloferne” (1552- 1555) e “Il ratto di Elena” (1578- 1579), di oltre tre metri di lunghezza.
Emblematici e rivelatori sono anche i due autoritratti con cui si apre e si chiude il percorso espositivo, eseguiti uno all’inizio e uno alla fine della carriera di Tintoretto e prestati, rispettivamente, dal Philadelphia Museum of Art e dal Musée du Louvre.
Il giovane Tintoretto, il percorso espositivo
Curata da Roberta Battaglia, Paola Marini e Vittoria Romani, la mostra ripercorre, attraverso circa 60 opere (26 eccezionali dipinti di Tintoretto, affiancati ai capolavori della collezione permanente del museo), il primo decennio di attività del pittore veneziano: dal 1538, anno in cui è documentata un’attività indipendente di Jacopo Robusti a San Geremia, al 1548, data del clamoroso successo della sua prima opera di impegno pubblico, il Miracolo dello schiavo, oggi vanto delle Gallerie dell’Accademia.
Articolato in quattro sezioni, il percorso indaga quel periodo ancora fortemente dibattuto della formazione di Tintoretto, periodo non facilmente riconducibile a una bottega o a una personalità specifica, mettendolo in relazione con il contesto artistico e culturale veneziano degli anni ’30 e ’40 del Cinquecento.
In questo modo verrà chiarito come Jacopo Robusti, che ha stupito i suoi contemporanei e impressionato El Greco, Rubens e Velasquez, acquisì e trasformò i suoi modelli per sviluppare uno stile unico, drammatico e rivoluzionario, attraverso le suggestioni ricevute da artisti del calibro di Tiziano e Jacopo Sansovino (solo per citarne alcuni), presenti in mostra con opere significative.
Esposti anche i dipinti e le sculture di artisti della generazione di Tintoretto che lavorarononello stesso ambiente, tra i quali, da ricordare Andrea Schiavone, Giuseppe Porta Salviati, Lambert Sustris e Bartolomeo Ammannati.
Fra le sue ultime fatiche, da ricordare la decorazione di una parete della Sala del Maggior Consiglio in Palazzo Ducale con la raffigurazione del “Paradiso”, immensa tela affidata per lo più ai suoi collaboratori e al figlio Domenico Robusti, ma che rivela il notevole sforzo ideativo del pittore.
Insomma, una mostra imperdibile.